Il reddito è una delle principali misure per valutare il benessere economico e sociale, ma è anche uno degli indicatori più evidenti delle disuguaglianze esistenti tra le persone. Il divario reddituale di genere (gender pay gap), in particolare, rappresenta una delle disuguaglianze più persistenti nel mercato del lavoro, e le libere professioni non fanno eccezione. Nonostante i segnali di ripresa economica post-pandemia, i dati mostrano che i benefici di questa crescita non sono stati distribuiti in modo equo Questo articolo, basato sul IX Rapporto sulle libere professioni di Confprofessioni, analizza le dinamiche principali del gender pay gap a livello nazionale.
I dati dell’Osservatorio delle libere professioni evidenziano tendenze interessanti sui redditi dei liberi professionisti in Italia. Nel 2023, i redditi delle professioni ordinistiche censite hanno registrato un significativo incremento rispetto al periodo pre-Covid, con una crescita media del 23,9%. Sebbene tutti i gruppi professionali abbiano beneficiato di questa crescita, l’intensità varia significativamente. Ad esempio, geometri, medici e odontoiatri hanno ottenuto aumenti superiori al 50%, mentre altre categorie, come i giornalisti, hanno visto incrementi più modesti, intorno al 6%.
Tuttavia, dietro a questo quadro positivo si celano alcune criticità, in particolare l’incremento del divario reddituale di genere rispetto al periodo pre-pandemia. La ripresa ha infatti favorito prevalentemente i professionisti uomini, mentre la crescita dei redditi per le donne è risultata più contenuta.
Dati relativi a categorie come commercialisti, avvocati, ingegneri, consulenti del lavoro, architetti e biologi mostrano che i guadagni delle libere professioniste, già inferiori rispetto a quelli dei colleghi maschi, si sono ulteriormente distanziati. La disparità è particolarmente accentuata nelle professioni giuridiche, dove le donne guadagnano oggi meno della metà degli uomini (56.338 euro contro 26.530 euro). Tuttavia, questo fenomeno interessa trasversalmente tutti i settori della libera professione, evidenziando una disparità persistente.
Infatti, un significativo divario di reddito a sfavore delle donne si riscontra anche nelle professioni non ordinistiche, con una differenza media di oltre 6.000 euro nel 2023. Tra i giovani professionisti (fino ai 34 anni), le disparità legate al genere sono più contenute (-2.009 euro), ma il divario cresce sensibilmente nella fascia di età compresa tra i 40 e i 50 anni. Anche in questo ambito, come accade tra i professionisti iscritti agli ordini, le disparità non solo persistono, ma tendono ad ampliarsi ulteriormente nel periodo post-pandemico.
Sulla base dei dati MEF, il Rapporto esamina un’altra variabile cruciale per il reddito nella libera professione: la scelta tra il regime fiscale ordinario e quello agevolato. Come prevedibile, le analisi confermano le tradizionali disparità già note in termini di genere. Il regime ordinario, generalmente associato a redditi più elevati, è nettamente più diffuso tra i professionisti uomini, che lo adottano al 43% contro il 24,5% delle donne.
Il regime agevolato, che al contrario è legato a redditi medi relativamente bassi, presenta una limitata variabilità dei proventi tra uomini e donne. Escludendo i giovanissimi, che rappresentano una quota marginale, i redditi medi per chi adotta il regime agevolato oscillano tra i 13.000 e i 20.000 euro. Nel Nord Italia, i professionisti in regime agevolato guadagnano in media 18.076 euro, mentre nel Mezzogiorno la media scende a 15.450 euro. In tutte le aree geografiche, il divario di genere rimane costante, con una differenza di circa 4.000-5.000 euro: gli uomini guadagnano mediamente 19.012 euro, mentre le donne si fermano a 14.696 euro.
Infine, si registra una crescita dell’8,6% nel numero di liberi professionisti in regime agevolato, con un incremento particolarmente significativo tra le donne (+15,6%) rispetto agli uomini, per i quali l’aumento è decisamente più contenuto (+2,7%).
In conclusione, i divari di reddito nelle libere professioni sono il risultato di molteplici fattori, in cui oltre alle differenze di genere si intersecano altri elementi quali il settore di attività e la posizione geografica. I dati evidenziano come, nonostante la crescita complessiva dei redditi, persistano disuguaglianze significative, in particolare a sfavore delle donne, sia nelle professioni ordinistiche che non ordinistiche. Affrontare queste disparità è essenziale per garantire una maggiore equità e inclusività all’interno delle libere professioni. Interventi mirati, come il miglioramento delle politiche salariali, una maggiore attenzione all’equità di genere e misure di sostegno per i professionisti nei territori meno sviluppati, sono essenziali fondamentali per garantire una crescita equa e sostenibile in questo settore.
Per maggiori informazioni, consulta il IX Rapporto sulle libere professioni in Italia – Anno 2024, realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni